mercoledì 15 dicembre 2010

Leggete Questo...

Scritto da La Boje su Facebook:


"Nelle epoche delle rozze forze della natura ( terremoti, acquazzoni, bancarotte ) ci si attenga a pochi precetti, che per la loro semplicità potranno essere facilmente applicati .

  • ricordare che l'arte è un dono. La pubblicità un ricatto. Chiedersi cosa si sta offrendo è il minimo per pretendere un attenzione da parte dei non addetti ai lavori.

  • Il massimo dell'offerta non corrisponderà subito ad un risultato di pubblico. Individuare quanto più possibile i punti di interesse tra gli addetti ai lavori e il pubblico: crearsi un pubblico non significa avere un buon ufficio stampa. Il tema è delicato e può essere affrontato a seconda della sensibilità del singolo. E' forse importante ricordare che se il pubblico vuole sangue non è necessario tagliare una gola.

  • Ricordare che il teatro è una professione. La passione non risolverà i problemi e non può essere l'unica cosa a cui appellarsi. Pretendere da se stessi il massimo di professionalità anche dove di professionale non c'è niente può essere un inizio.

  • Collaborazioni : chi lavora in gruppo, cioè tutti coloro che fanno teatro, dovrà essere in grado di stabilire all' interno del proprio gruppo una pratica divisione dei ruoli. Nelle epoche delle rozze forze della natura, la divisione pratica dei vantaggi e degli svantaggi ( anche economici ) del lavoro dovrà essere contemplata e discussa con serietà prima dell'inizio dei lavori. E' sconsigliabile lavorare senza pagare i propri collaboratori là dove si avranno delle entrate. Questo provocherà delle divisioni svantaggiose alla resistenza. Dall'altra parte tutti coloro che aderiscono ad un lavoro economicamente svantaggioso devono sapere a cosa vanno incontro.

  • La parola. Nelle epoche delle rozze forze della natura la parola data equivale ad un contratto firmato. E' sconsigliabile continuare a lavorare con coloro che non fanno di questo assunto una regola interna al lavoro.

  • Il sistema – l'indipendenza. Pretendere il massimo di consapevolezza da se stessi sul sistema istituzionale e sulla propria posizione in relazione ad esso. Trovare strano ciò che ormai è normale è il modo migliore per individuare il sopruso. Individuato nel sistema il sopruso è consigliabile attivarsi per sanarlo. Rifiutarsi di collaborare è il minimo necessario per attivarsi.

  • Se, a conti fatti, la vostra posizione è esterna al sistema istituzionale è bene ricordarsi che di fatto si costituisce un' alternativa. E' sconsigliabile applicare all'interno dell'alternativa gli stessi meccanismi del sistema. Per ovvi motivi di definizione.

  • Perchè l'alternativa possa godere di un futuro è bene ricordare: la necessità di avere collaboratori ( ci si attenga a quanto già detto ) la necessità di creare un proprio pubblico ( ci si attenga a quanto già detto ).

  • Nelle epoche delle rozze forze della natura può sopraggiungere la necessità di interrompere la propria attività professionale per occuparsi con maggiore continuità ad attività sociali in senso più stretto . Essere consapevoli, se non al fianco, di chi , al di fuori del proprio ambito, vive situazioni gravose può essere importante per avere uno sguardo lucido sulla realtà. Tale sguardo è necessario a qualunque attività artistica. Si noti poi che sarà difficile pretendere vantaggi pratici per un attività di questa natura, tanto più se il tessuto sociale nel quale essa è inserita si va slabrando. E' sconsigliabile lavorare con chi ignora per volontà la suddetta situazione."


Lucido. Diretto. Semplice. Definitivo.

mercoledì 8 dicembre 2010

Confessioni di una Mente Pericolosamente Confusa.

A te che leggi... Ciao, come va? Mi auguro che tutto, nonostante tutto, ti vada per il meglio. Ho voglia di raccontarti un po' di cose ma ho un tale casino in testa che credo la cosa migliore sia buttare giù parole a caso, così come vengono.

Allora... nell'ultimo anno la vita si è fatta un po' dura. Immagino sia un concetto condiviso dai più.
Ed è difficile continuare a credere di poter fare del Teatro la propria forma di sostentamento in un paese che decide di affrontare la crisi economica tagliando su tutto quanto è pubblico in favore della salvaguardia del progetto Ponte Sullo Stretto (solo un esempio tra tanti).

Che dire? Assai facilmente uno si chiede "Ma che cazzo lo faccio a fare?"
Perché farsi un culo come una capanna per mostrare il frutto delle proprie fatiche a 400 spettatori al massimo? E questo quando possiamo dire di avere avuto grande successo.

Manca il pubblico, certo. Il pubblico. Questa entità misteriosa, nostra croce e delizia.

È colpa di questo pubblico martoriato da spettacoli orrendi, ma anche pubblico bue che preferisce tette e culi alla TV ad un opera di Shakespeare e via così... con discorsi triiti, ritriti ed ormai muffi e banali, perché tutti giusti e tutti sbagliati.

È colpa dei giovani talenti, che propongono cose già viste, o che propongono cose troppo incomprensibili
e via così... con discorsi triti, ritriti ed ormai muffi e banali, perché tutti giusti e tutti sbagliati.

È colpa degli organizzatori, degli stabili, dei circuiti che non favoriscono il ricambio generazionale continuando con una assurda politica mafiosa di scambi di produzioni tra vecchi amici, ma che in fondo è l'unico modo per i suddetti di potersi garantire un minimo di sopravvivenza
e via così... con discorsi triti, ritriti ed ormai muffi e banali, perché tutti giusti e tutti sbagliati.

È colpa di un governo che non ha minimamente intenzione di garantire un futuro a questo paese e che, anzi, spera di spezzarlo in due per poterci tranquillamente banchettare con ignobile sfacciataggine. E qui niente di banale e ritrito. Verità. Terrificante verità.

Insomma... arrivato a 33 anni... senza niente in mano... senza un futuro... senza saper fare un cazzo che non sia questo Inutile Teatro... che cazzo devo fare?

Questo è stato per me il 2010.
Niente lavoro.
Niente.
Nulla.
Nel 2009 ho fatto uno spettacolo bello, finanziato con un bando Cariplo, che mi è costato un anno di preparazione ed un filino di stress da superlavoro, replicato (con successo) per ben 5 repliche 5 e poi puff!!
Sparito nel nulla.
Perchè nessuno lo vuole.
E perche è troppo costoso da portare in giro in autoproduzione (e parlo solo di costi viaggi e paghe minime, non ci sono scenografie, ne costumi, solo delle belle luci).

Un anno di lavoro sparito nel nulla.

"Beh, dai. Era finanziato. Ti sarai fatto un po' di soldi, no?"
No.
Il mio guadagno? 1.500 euro.


Perché?
Perché dovrei continuare a voler far teatro?
Perché dovrei insistere con questa folle idea della Compagnia se non posso garantire a chi collabora con me un minimo di continuità?
Avevo molti progetti per questa stagione. Avevo voglia di reagire. Voglia di proporre.
Poi mi è passata.
Mi sono guardato indietro e mi sono detto: ma perché?
Non è stato un bel momento. Ho avuto paura. Nero panico ancestrale, moltiplicato dieci per ogni pelo bianco che mi sono contato nella barba.
C'era l'idea di lavorare su Amleto, l'idea di riprendere Arlecchino con un nuovo cast, ricostruire le Furie dal gruppo di Caligari che doveva diventare un film in Alta Definizione.
C'erano delle date allo Spazio Tertulliano di Milano da riempire con un progetto a scelta, avrebbe dovuto essere Arlecchino, appunto.
Niente. Tutto spazzato via dalla mia depressione. Via tutto.
Le date però erano ancora li.
E una lucina di voglia di fare era rimasta.
Ho deciso di proporre un nuovo lavoro, un testo scritto ad hoc. Perché se tanto ormai il futuro degli spettacoli di una compagnia emergente è praticamente gia segnato, perché non sparare grosso? Perché non approfittare delle occasioni per mettersi in gioco?
Per progredire artisticamente, almeno.

Ho deciso di proporre La Sposa Del Diavolo. Il Tertulliano ha accettato.
Anche se al momento altro non era se non un titolo ed una trama.
Un testo scritto da me, per tre personaggi, una piccola situazione in cui testare le mie velleità di drammaturgo. Doveva essere un piccolo giallo, un minithriller in atto unico, ispirato ad un vecchio testo del Grand Guignol.
A settembre ho cominciato a scrivere.
E già li si sono presentati i primi guai.
Non riuscivo a scrivere per me stesso, così, per divertimento. Un conto è fare una cosa che nasce tra me e me. Ma il pensiero di dovere portare parole, personaggi e situazioni fuori, su un palco e di dover coinvolgere degli attori, altri da me, per dargli corpo...
Cazzo. Tutte le mie tirate sulla responsabilità dell'artista si sono fatte vive.
Dovevo parlare di qualcosa di pubblico, qualcosa che riguardi in primo luogo il mio futuro spettatore, il mondo.
"Ma a che pro?" contemporaneamete mi chiedevo.
Se tanto il fallimento è insito nello stesso volere far teatro, allora a che pro?
Allora forse volevo parlare di questo. Di una generazioni di possibili eroi disillusi dalla realtà.
Uomini e donne nati sotto una cattiva stella, in un periodo storico che gli eroi tende a deriderli se non addirittura ad ammazzarli per poi santificare i loro assassini.
Uomini. E donne. Donne.
Donne prese in giro dalla società che dice di volerle proteggere.
Donne che vorrebbero cambiare il mondo ma che per provare a farlo (solo per provare) devono rinunciare a molto.
Donne in Italia, Donne all'estero.
Le Donne della mia vita.
Alcune buone, altre meno, alcune simpatiche ed altre no.
Le Donne. La loro condizione.
Un titolo che porta in se la parola Sposa.
E poi Parigi, le possibilità, il Cafè Le Temeraire.
Una Donna a me cara, e la sua immensa creatività calpestata dagli uomini e da lei stessa.
Ho chiesto aiuto, sommerso dalle mie stesse idee e dalla mia incapacità di raccontare la Donna se non dall'esterno.
Dal pavimento del bagno di un bellissimo appartamento in Rue Du Chemin Vertes ho chiamato Bergamo.
Irene "Petra" Zani, drammaturga diplomata in Paolo Grassi.
I miei raporti coi drammaturghi... brrr... sempre son stati dolori.
Però, Irene, che conosco così poco ma da quel poco forse, un'affinità, una capacità di comprendere fuori dall'ordinario...
E poi quel suo interesse per le cose, quel suo non vergognarsi di guardare fuori dall'ordinario.
Una settimana isolati, io parlo per 5 giorni, Irene segna tutto. Le provoco un'emicrania.
Mangiamo un sacco di riso e verdure senza sale.
Tutto in 5 metri quadrati.
E poi la Twingo di Fabio Paroni (santo Fabio e la sua Twingo), la montagna con il buio e l'autostrada, mondo nuovo per questo uomo a metà.
Pioggia, in continuazione. Giorni interi a chiedersi chi è il Martire?
I personaggi aumentano, il cast si forma.
Valeria Costantin, Irina Lorandi, Irene Timpanaro, Sandro Pivotti.
Due da Caligari. Due nuovi.
Si ricomincia e si continua.
E poi i tarocchi... Il Bagatto, Il Diavolo, La Papessa.
Quei tarocchi che il destino mi ha negato a Parigi. Strana strategia per mettermici davanti con uno spirito attento.
E poi Giacomo. Che c'è sempre. Che solo averlo li accanto ti fa pensare che niente potrà andare male.
E poi Rubiera. Da lunedì di nuovo a Rubiera. Il posto magico.
E poi ancora Pietro Beltrami. Stavolta si fa chiamare Joao Pedro Xebb Beltrami. One Man Band pronto a digerire impulsi deliranti e a trasformarli in musica.
C'è poco tempo.
Il copione è scritto per un terzo.
Ma ci sono i personaggi. C'è una storia. Ci sono gli attori e sono quelli giusti.
C'è tutto.
Sarà bello.
E sapete perchè? Perchè sarà sincero.
Perché sarà fatto con amore.
Sto gia preventivando come salvare il progetto.
Come poter fare in modo che non muoia dopo il 23 gennaio 2011.
Vedremo se sarà.
Intanto lo facciamo.
Perché è quello che so fare. Perché è quello che sappiamo fare.
Perché in fondo... creare nuove promozioni di telefonia mobile... sarà mica un lavoro più utile di quello del teatrante?
Vendiamo tutti fumo.
Su questo ci sto riflettendo, sulla produttività.
Ma per ora vado avanti con quello che ho. Come meglio posso e con tutto l'amore che provo per quello che vuol dire "raccontare".
Perché mi piace parlare degli Umani, e ancora di più mi piace farlo in compagnia di altri Umani.
Perché nonostante tutto, continuo fermamente a credere che sia possibile percorrere una strada diversa.
Non so se ne potremo vedere noi la realizzazione.
Ma bisogna cominciare.
Quindi andate pure, io ho finito. Grazie per la vostra pazienza.
Ora vado a spostare quella montagna con il mio cucchiaino.
Che mi sta pure tornando voglia di mettere mano ad Amleto.

venerdì 26 novembre 2010

La Sposa Del Diavolo. Nutrimenti intellettuali #09. Giù nel passato.

Chiudere un cerchio. Un capitolo aperto anni fa e mai chiuso davvero. Ripescare una brutale innocenza. Rieducarsi. Riscriversi. Senza re-inventare. Citarsi per Conoscersi. Tutto Uguale. Tutto Diverso.
Uno standard da ripetere all'infinito riscoprendo infinite nuove vibrazioni.
Ritrovare la strada di partenza con occhi più saggi.
Scegliere l'incoscienza, la cacofonia, la confusione, il Caos.
Scegliere, appunto. Consapevolmente.
Senza subire.

"Hey, that cunt's not breathing I think she's had too much
Of something or other, hey, man, you know what I mean?

I don't mean to scare you But you're the one who came here
And you're the one who's gotta take her when you leave

I'm not being smart
Or trying to be cold on my part
And I'm not gonna wear my heart on my sleeve
But you know people get all emotional
And sometimes, man, they just don't act rational you know, They think they're just on TV

Sha-la-la-la, man
Why don't you just slip away?

You know, I'm glad that we met man
It really was nice talking
And I really wish that there was a little more time to speak

But you know it could be a hassle

Trying to explain this all to a police officer

About how it was that your old lady got herself stiffed

And it's not like we could help

But there wasn't nothing no one could do

And if there was, man, you know I would have been the first

But when someone turns that blue
Well, it's a universal truth
And then you just know that bitch will never fuck again

By the way, that's really some bad shit
That you came to our place with But you ought to be more careful around the little girls
It's either the best or it's the worst
And since I don't have to choose
I guess I won't and I know this ain't no way to treat a guest

But why don't you grab your old lady by the feet

And just lay her out in the darkest street
And by morning,
she's just another hit and run.

You know, some people got no choice

And they can never find a voice
To talk with that
they can even call their own

So the first thing that they see

That allows them the right to be

Why they follow it, you know, it's called... bad luck
."

lunedì 22 novembre 2010

She's Coming...

L' artista.
Un telefono.
Il playboy.
Una minaccia.
Una notte di sesso.
Il registratore.
L' amante.
La voce nella notte.
La pistola.
Uno scherzo di natura.
Una canzone d'amore.
La poesia.
Il vicolo.
Un passo di danza.
Un martire.
La bionda.
Una menzogna.
Una notizia inattesa.
La furia omicida.
Un banale incidente.
La foto perduta.

domenica 21 novembre 2010

La Sposa Del Diavolo. Nutrimenti intellettuali vari #06.

Suggerimento di Pietro "João Pedro Xebb" Beltrami.

Back fr m tH Past.

Lavorare a qualcosa è come scavare dei reperti archeologici sepolti nella nostra persona.
L'ha detto Stephen King.
Mi piace.
La Sposa si nasconde in profondità. È interessante vedere cosa salta fuori nel percorso.


mercoledì 13 ottobre 2010

EXAUSTED: dunque... dove eravamo rimasti?


Il 2010 sta per finire. Grazie a Dio.
È stato un anno durissimo, quasi insostenibile.
Crisi economica, governo allo sbando, crisi personali lavorative ed umane.
Volevo scrivere un post che riassumesse tutto. In poche parole riuscire a riassumere un percorso fatto di bocconi amari.
Ma alla fine... perché scassarvi le uova con le mie crisi e crisucce?
Diciamo solo che ho capito delle cose importanti passando per una serie di cose non piacevoli.
L'importante è il traguardo, in fondo. Per cui tutto va alla grande.
Sono solo un po' stanco, intorpidito. Mi tiro qualche sberla di tanto in tanto, per accelerare il processo di derincoglionimento.
Per il momento... ascolto.
In attesa di riemergere.
Caligari si sta finalmente depositando sul fondo.
È stata un'esperienza stupenda, sconvolgente, illuminante. Sicuramente un punto di svolta.
Ma non è il traguardo.
Ecco... una cosa che ho capito... non c'è mai un traguardo.
Era una cosa che sapevo ma solo a parole.
Saperla nella pelle, nelle ossa... ecco... questa è tutta un'altra cosa.
Ed è con questa consapevolezza che finalmente posso mettere nero su bianco che sto lavorando ad un nuovo spettacolo.
La nuova tappa di Compagnia Delle Furie.
Si chiama La Sposa Del Diavolo e debutterà il 13 gennaio allo Spazio Tertulliano 68 di Milano.
Ecco. Ora è scritto nel blog.
Ora è vero. L'ho detto e mi tocca lavorare.
Ho di nuovo qualcosa di cui scrivere qui dentro.
Per chi vorrà leggere... ci vediamo presto.


La Furia Effe

venerdì 8 ottobre 2010

Stop al qualunquismo, al populismo ed altre forme di barbarie.

La cosa più difficile a questo mondo?
riuscire a tacere. Riuscire a stare zitti, a non lasciarsi trasportare dal fiume di parole vuote che tanto ci aiutano a distogliere lo sguardo dalle nostre miserie.
Perché è riposante dire io sono questo, io sono quello, io penso, tu dici, tu sei, ora ti spiego e blah blah blah.
Mi riesce difficile tacere, sento il disperato bisogno di dire la mia,di dar fiato alle mie stronzate, alimentato dalle stronzate in cui navigo ogni giorno.
Devo allenare la mia arte del silenzio.
Se voglio davvero riuscire a sentirmi umano devo imparare a respirare.
E forse per prima cosa devo imparare a turarmi le orecchie.
Motivo per cui da oggi inizio un processo di disintossicazione mediatica.

martedì 14 settembre 2010

Ritornanze...

Illuminazione improvvisa.
Per uscire da uno stallo è necessario sacrificare qualcosa.
Il più delle volte è qualcosa a cui tieni in modo particolare.
io in questo momento capisco che se voglio riuscire a smuovermi dal pantano emotivo e psicologico in cui mi ritrovo devo chiudere la bara sopra Caligari.
Poi non è che debba per forza pure inchiodarla.
Metterlo via, nel surgelatore.
Il progetto che più ho amato, quello che considero la mia vera Opera Prima.
Se non gli volto le spalle non riuscirò a fare altro.
Devo farlo dentro di me, devo prenderne le distanze.
Buffo.
Perchè questo era proprio il senso di quel lavoro.
Almeno, il senso che aveva per me.

Mmhhhh....

In effetti più che un'illuminazione forse questa è tutta una lenta riflessione durata più di un anno.

Ecco, questa è la vera illuminazione: impiego molto tempo a capire le cose.

lunedì 19 luglio 2010

manifesto.

I am for a life around the corner
That takes you by surprise
That comes leaves all you need
And more besides
I am for a life and time by numbers
Blast in fast 'n' low
Add 'em up, account for luck
You never know
I am into friendship and plain sailing
Through frenzied ports o' call
O shake the hand to beat the band
With love is all
Or nothing to the man who wants tomorrow
There's one in every town
A crazy guy, he'd rather die
Than be tied down
I am for the man who drives the hammer
To rock you 'til the grave
His power drill shocks
A million miles away
I am for the revolution's coming
I don't know where she's been
For those who dare because it's there
I know I've seen
Now and then I've suffered imperfection
I've studied marble flaws
And faces drawn pale and worn
By many tears
I am that I am from out of nowhere
to fight without a cause
Roots strain against the grain
With brute force you'd better
Hold out when you're in doubt
Question what you see
And when you find an answer
Bring it home to me.

(Ferry/Manzanera)


venerdì 16 luglio 2010

Escobar: la vera censura è il taglio dei fondi per i teatri

In merito alle censure orchestrate da Maerna, pseudoassessore alla cultura della Provincia di Milano.
Nel titolo di questo post è linkato il servizio del Corriere dove si parla della cosa.


Sinceramente... boh? Ma mi chiedo... di che cazzo stiamo parlando?
Indignarsi?
Ci si doveva indignare dieci anni fa.
Ed invece siamo stati in silenzio.
Abbiamo cercato di sopravvivere, ci siamo illusi che, mediando, fosse possibile conservarsi un angoletto, una zolla, un pezzetto di terra che invece è diventato un minuscolo e fetido pezzetto di merda.
Ci siamo fidati, ci abbiamo creduto.
Ragazzuoli... come possiamo fidarci del Lupo?
È come la storia della rana e dello scorpione.
È nella loro natura essere delle merde. Come ci si può fidare?
E quando i Paladini della Cultura saranno ormai andati nella Terra di Latte e Miele, noi che cazzo avremo in mano?
Il nostro, forse. E ormai moscio ed inservibile, perchè saremo dei vecchi che non hanno mai vissuto.
Cristo, non è solo nel nostro Orto.
È la morte ovunque.
Assumersi le responsabilità, questo è il compito.
Ora, adesso, non domani.
Siamo artisti? Ci teniamo ad essere artisti?
Allora diamo voce a chi non ha voce. Diamo voce a ciò che ancora non ha una voce.
È finita l'era del Sogno Anni 80.
Non è la realizzazione personale ciò che ci tocca.
Ci toccano grossi bei cazzi da pelare.
Ci tocca rimboccarci le maniche.
Ci tocca meritarci di essere censurati.
Ci tocca regalare ai posteri un mondo senza censura.
E sono convinto che sia tardi per indignarsi.
È ora di mostrare i denti.
È ora di tirare calci in culo.


domenica 9 maggio 2010

3 – 4 – 5 Giugno: Il ritorno dell'eroe!!


Compagnia Delle Furie Presenta:

TOO MUCH COFFEE SHOW

un omaggio al fumetto “Too Much Coffee Man” di Shannon Wheeler.

Drammaturgia di Compagnia Delle Furie
Con Davide Palla ed Elisa Langone
Regia di Fulvio Vanacore



"Too Much Coffee Man. Un supereroe.
Promotore dei paranoidi, fiancheggiatore dei cinici, nemico giurato della vita sociale.

Le sue giornate passano nell'attesa di un'avventura che
sembra non arrivare mai mentre i suoi superpoteri, non meglio identificati, si scontrano con la dura realtà della vita quotidiana.
E così una pila di piatti sporchi si rivela più temibile di qualunque supercattivo.

Unico rimedio alla noia ed all'angoscia: caffè e sigarette.


Euforia, lucidità mentale, sensazione d'invincibilità e poi... di nuovo inevitabilmente il buco nero della
paranoia, con un pizzico di mal di stomaco in più.
Ma l'incontro con un importante personaggio dai capelli azzurri darà una svolta alla vita dell'eroe.
Una svolta definitiva."


Autore poco noto in Italia, Shannon Wheeler è da anni una vera e propria istituzione negli states.
Il suo personaggio è diventato una figura di culto per una generazione di potenziali eroi paralizzati da un mondo sempre più difficile da comprendere.
Una generazione che ha scovato nelle piccole dipendenze il nero specchio delle proprie paure.



3 – 4 – 5 Giugno ore 21.00
Presso lo SPAZIO REVEL
via Thaon Di Revel 3 Milano 20159
(- Guarda la mappa -)


Mezzi Pubblici:
Tram: 4 - 7 - 11- 3
Autobus: 70 - 82
Metro: Linea 2 (Garibaldi)
Linea 3 (Zara)

Parcheggi:
via Lario 11 tel. 026080061
via U. Bassi 6 tel. 026081233

Per Info e Prenotazioni:
Tel 3288945006
Tel 3317035500
Mail: pianoinbilico@gmail.com

I POSTI SONO LIMITATI... AFFRETTATEVI A PRENOTARE!

venerdì 5 marzo 2010

Caligari - Estratti video

Tra poco pubblicherò una versione con audio leggermente migliore...

domenica 10 gennaio 2010

Dossier Caligari - EDO REVEE

EDO è stato abbandonato dal padre all’età di 8 anni in un supermercato. Questo fatto ne ha segnato la vita in maniera indelebile. Il piccolo Edo, incapace di accettare la crudeltà di quel gesto, ha costruito una storia di fantasia per giustificare il fatto: un’agenzia governativa deviata avrebbe rapito il padre, in realtà un agente segreto operante contro le forze del male. Nei mesi successivi all’abbandono manifesta i segni di una psicosi maniaco-depressiva, contraddistinta da esplosioni di rabbia distruttiva ed ossessioni compulsive. La madre, comprensibilmente incapace di affrontare la situazione con lucidità, si rivolge ad uno psichiatra infantile. Edo viene curato con il TRICAGILAX S (Clorpromazina), che effettivamente frena i sintomi violenti della psicosi. Comincia a maturare l’idea che la realtà che ci circonda sia “...un velo illusorio che nasconde la Verità, qualcosa che ci viene celato perché la Comprensione renderebbe l’umanità Illuminata, distruggendo così il Dominio dei Potenti”. Edo trova il modo per squarciare questo velo con la fotografia.
Il “Metodo Revee” è la versione fotografica di un Cut-Up di William Burroughs: scatti compiuti senza guardare nel mirino, multiesposizioni, sovrapposizioni in fase di stampa e collage casuali.
Solo attraverso un’ immersione sistematica nel caos è possibile trovare le aperture sulla Verità. I segnali sono ovunque ma si deve forzare il sistema, con una violenza dell’occhio che deve farsi creatore e non più semplice fruitore”.
Artisticamente Edo riscuote parecchio successo, affascinando la critica con le sue sorprendenti esplosioni di colore, esposte 8 anni fa in una personale che lo battezza
Il Fotografo della Verità”. Poco interesse invece riceve il messaggio “politico”, per cui Edo decide di continuare la sua ricerca lontano dai riflettori.
Nello stesso periodo interrompe l’assunzione di TRICAGILAX S, combattendo con delle devastanti crisi d’astinenza.
Da allora vive con un sussidio di disoccupazione.
Due anni e mezzo fa conosce Ada che in breve tempo diventerà sua moglie.
Da un anno somministra invece il farmaco alla moglie, in dosi talmente massicce da averle provocato dei danni cerebrali permanenti. Il perché di questo gesto è ignoto.

sabato 9 gennaio 2010

Dossier Caligari - Zachary "ZAC BOY" Cully

ZAC ha 29 anni, è ricco e pieno di talento. È un produttore discografico. Il suo lavoro consiste nel costruire dei successi. Scrive canzoni e le affida ad interpreti da lui stesso plasmati.
Zac ha prodotto ogni genere musicale conosciuto. Molti, come il “Lost Love Rock” o il “Millennium Pop”, sono stati inventati da lui stesso.
Si dice che sia dotato di una voce stupenda ma nessuno l’ha mai sentito cantare. Circolano voci su di un disco mai pubblicato, “Tragic Lisa”, da lui stesso interpretato.
Zac ha però sempre negato l’esistenza di quest’album.
Nonostante la fama Zac appare insoddisfatto e annoiato dalla realtà, gli unici argomenti che paiono accenderlo di un vero entusiasmo sono il lavoro del fotografo Edo Revee, per il quale nutre un’ ammirazione ai limiti del fanatismo, ed il film “Il Gabinetto del Dr. Caligari” che Zac definisce enigmaticamente “la mia storia”.
Al di la del senso di quest’affermazione pare assai visibile come abbia modellato il suo look sull’immagine di Cesare, uno dei personaggi di quel film.

Zac viveva con Leo Rossi, suo patrigno e principale socio in affari.

È stato quest’ultimo infatti a rilevare una vecchia etichetta discografica ormai decaduta (la “Krister Sound”) affidandola al suo pupillo il quale, in brevissimo tempo, ne ha fatto un impero ribattezzato “Zac Studios”.
Sebbene l'attività sia ancora ufficialmente proprietà di entrambi, a beneficiare degli utili, da 8 anni ad oggi, è il solo Zac Boy.
I rapporti tra i due sono sempre stati pacifici fino a 13 giorni fa .
13 giorni fa Zac Boy, senza alcun preavviso, ha lasciato l'appartamento in cui viveva con il patrigno per andare ad occupare la stanza n°12 dell' Hotel Shabu.

Non si conosce il motivo della rottura tra i due, in un primo momento si è pensato a una storia di molestie sessuali da parte di Leo ma Zac ha nettamente smentito.
Comunque pare che Zac sia intenzionato a tagliare a tutti i costi i ponti con il suo mentore, del quale sembra avere un vero e proprio terrore.

venerdì 8 gennaio 2010

Dossier caligari - LEO ROSSI

LEO si definisce un “investitore”.

Il suo silenzioso impero economico si articola in modo tentacolare e trasversale, in una rete di società organizzate in un sistema di "scatole cinesi" per cui risulta impossibile costruire una mappatura effettiva dei suoi possedimenti.

Secondo alcune teorie i suoi affari si spostano con disinvoltura dal traffico di droga alla produzione di giocattoli.

Appare come un uomo pacifico ed inoffensivo ma sembra abbia commissionato diversi omicidi nel corso della sua carriera, omicidi che Leo avrebbe candidamente definito “questioni di lavoro”.

Sembra non provare emozioni, dice che potrebbe uccidere un bambino con la stessa indifferenza con cui parla del prezzo delle arance.

Secondo diversi testimoni ha una segretaria di nome Lylyth, che si occupa di tutte le questioni “sporche”. Nessuno però sembra averla mai vista o conosciuta, il che ci porta a considerarla come una delle innumerevoli “leggende urbane” circolanti sul conto di Rossi.

Sembra certo invece che, 29 anni fa, Leo abbia letteralmente comprato un bambino.

Questo bambino è Zachary Cully, meglio conosciuto come Zac Boy.

Leo ha cresciuto Zac come fosse suo figlio.

La cosa strana è che Leo afferma di avere 30 anni, cioè all’incirca la stessa età di Zac.

Leo afferma, inoltre, di avere 30 anni da sempre e definisce Zac “la mia famiglia”, l’unica persone a cui non potrebbe mai fare del male.


sabato 2 gennaio 2010

Dossier Caligari - SINOSSI

ZAC è un produttore discografico.
Giovane, ricco, talentuoso ha tutto ciò che si può desiderare dalla vita.
LEO è il suo patrigno, ha reso la vita di Zac un paradiso di possibilità infinite.
Un uomo il cui potere si estende a dismisura, oscillando sfacciatamente tra legalità e illegalità.
Un uomo che sembra non invecchiare mai.

EDO è un fotografo di incredibile talento.
Il suo occhio è in grado di scovare la vera essenza delle cose.
Da anni si è ritirato dalle scene, per dedicarsi giorno e notte alla sua vera vocazione: scoprire chi è che decide le sorti dell’umanità.
ADA, sua moglie, è allo stadio terminale di una dipendenza da Tricagilax S, un devastante psicofarmaco che il marito le fornisce quotidianamente.

MAY dice di arrivare dalle Pleiadi e di essere atterrata sulla terra 12 giorni fa.
Eppure si esprime e si comporta in maniera fin troppo umana.

E poi c’è CALIGARI, una figura leggendaria, un malvagio alchimista, un inquisitore, un uomo nell’ombra dal potere smisurato.
Come Leo.

Zac scappa di casa dopo aver visto Leo fare qualcosa di molto, molto brutto.
Chiede aiuto ad Edo per scoprire la verità nascosta nel suo viso.

Ma le indagini si rivelano molto più complicate.
I ruoli di questa storia di maghi e spie hanno i contorni sfilacciati come quelli di un sogno.

O quelli di una realtà troppo difficile da accettare.

venerdì 1 gennaio 2010

Dossier Caligari - INTRODUZIONE

DR. CALIGARI
Un Cammino Lungo il Tema del Controllo


“...and those who allows themselves to be manipulated by those who would manipulate, deserve what they get.”

Bob Dylan


Questa citazione da sola sarebbe sufficiente a descrivere che cos’è il nostro progetto.

L’idea è nata, nel dicembre del 2008, dopo aver rivisto Il Gabinetto del Dr. Caligari e il suo sequel / remake realizzato nel 1989.

Nell’originale, diretto da Robert Wiene, si narra di uno psichiatra che, divenuto pazzo, sfrutta le sue conoscenze per ridurre in schiavitù un sonnambulo, per poi servirsene per compiere alcuni delitti.
Una riflessione espressionista sulla follia del potere realizzata nel 1920.
Alle soglie dell’ascesa di Hitler.

Nell’apocrifo seguito, diretto nel 1989 da Stephen Sayadian, assistiamo alle imprese della nipote del dottore originale, che dirige con metodi assai discutibili una clinica per disturbi legati alla libido.
Sayadian, che viene dall’ hard core, orchestra un grottesco ritratto dell’occidente reaganiano, il grido espressionista di un’ umanità spinta a desiderare e consumare mentre l’AIDS viene dipinto con i colori di un’apocalisse divina.

In entrambe le pellicole Caligari è l’emblema del super-criminale, dotato del potere necessario a controllare e ridurre in schiavitù i suoi simili.
Inarrestabile, capace di tutto, amorale e totalmente pazzo.
La rappresentazione poetica di ogni dittatore.

Ma è ancora possibile parlare, al giorno d’oggi, di super-criminale?
Non abbiamo sempre creduto alla favola del “cattivo” per permetterci di “uscirne puliti “?
Quanta responsabilità c’è da parte nostra nel diffondersi del male?
Quanta parte della nostra forza va ad alimentare questo o quel Caligari del passato e del presente?
Quanto siamo sicuri di non essere noi stessi il dittatore, il criminale, lo scienziato pazzo e distruttore?

Da queste domande è partito il lavoro con la compagnia.

In breve tempo ci siamo trovati a maneggiare una serie infinita di argomenti come l’identità, la responsabilità delle proprie azioni, la crescita di un individuo e l’autocoscienza.
Ad entrare in un turbinio di riferimenti bibliografici in grado di saltare con disinvoltura da Le Città Delle Notta Rossa a Bhagavad Gita.
Rischiando di arenarci nelle secche della presunzione e della banalità.
L’unico modo per uscirne era mantenere un punto di vista distaccato, mettere in scena dei fatti e non dei giudizi, e il miglior modo per raggiungere quest’obiettivo è sembrato essere la scrittura scenica.

Una volta assimilata dagli attori, la geografia dei riferimenti e delle domande ha cominciato ad infittirsi fino a distruggere i contorni del tema di partenza, portando il tutto ad un momento di vera crisi.
Non sapevamo più di cosa stavamo parlando.

Ed è stato allora che sono nati i personaggi.

Abbiamo lasciato parlare loro, Zac, Leo, Edo, May e Ada.
Abbiamo ascoltato le loro storie, cercato i punti dove queste s’incontravano.

Ci siamo ritrovati con in mano una trama intricatissima ma estremamente lineare.

Questo ci ha permesso di poter finalmente guardare a qualcosa di concreto, non solo ad una serie di suggestioni o riflessioni.
Una storia tradizionale, piena di eventi e colpi di scena, molto cinematografica.
Anche troppo, a dire il vero.
Volevamo che lo spettatore provasse la stessa sorpresa e lo stesso senso di disorientamento provato da noi nel costruirla.
Abbiamo quindi volutamente omesso una serie di dettagli narrativi, e aggiunto una voce fuori campo che permettesse allo spettatore di muoversi comunque nella cronologia degli eventi.
Il sesto personaggio.
Una presenza indagatrice, rappresentante del pubblico in sala.

Ed abbiamo ottenuto il risultato sperato.

Uno spettacolo che solleva degli interrogativi, che obbliga a cercare una chiave interpretativa.
Una storia che non impone la propria visione sugli eventi.
Qualcosa su cui poter discutere.

In un caso abbiamo avuto anche modo di assistere ad un litigio: due ragazze parlavano della reazione di Ada dopo lo stupro.

Ne parlavano come fosse una persona vera.

È stato emozionante.





Compagnia Delle Furie
Milano, gennaio 2010