domenica 8 maggio 2011

Domande, attese, pensieri a cazzodicane e un post di riscaldamento.













Ecco, vorrei scrivere. Scrivere qualcosa, tutti i giorni.

Ma scrivere cosa? Di cosa parlare? Scrivere perchè?
Recitare perchè? Dirigere perchè? Teatro perchè?

Ho una sensazione, forte ma al momento ancora sfuocata.

Qualcosa che ribolle in pancia.

In che paese vivo? In che mondo vivo?
La cosa che mi riesce più difficile è riuscire a tracciare dei contorni, identificare la realtà.

Mi sembra che continuamente la realtà mi passi accanto ma di non essere in grado di coglierla.
Un balenio all'angolo del campo visivo.

Credo che per fare teatro, comunicazione in generale, sia necessaria prima di ogni altra cosa una pulizia cerebrale.

Per questo motivo ho temporaneamente chiuso il mio account di Facebook.
Ho bisogno di silenzio.

Troppe urla in Piazza Zuckerberg. Troppa distrazione.

Vorrei potere trovare un capo della matassa.

Per ora domande.

Dove sono i teatranti? Dove sono in questo momento in cui come non mai da anni è necessario dare un nome alle cose, creare spazi comuni, riconsolidare delle unita distrutte?

Dove sono i teatranti durante le manifestazioni?

E non parlo della casta intellettuale Statalmente Sovvenzionata.

Parlo degli Ultimi, dei Pezzenti. Dove sono?

Dal basso osservano i Penultimi ed Poco Meno Pezzenti cibarsi di pasti che visti dal basso sembrano sontuose leccornie, sbavano come cani affamati, aspettano che qualcuno si alzi per andare al bagno, saltano sulla sedia vuota per poi scoprire che nel piatto c'è solo della Carne Montana scaduta da anni.
Per finire inevitabilmente a risollevare lo sguardo e vedere una tavola un pochino più grande, con commensali un po' meno pezzenti ancora mangiare qualcosa che etc... etc...

E allora mi chiedo... ma gli Ultimi... a noi è richiesto di provare a capire, più che ad ogni altro.

"Il dovere del teatro non è dare risposte ma sollevare domande."
Belle parole di un tedesco morto. Parole spesso scomodate, mi si perdoni il termine, a cazzo di cane.

Perchè i teatranti sembrano vivere in un mondo che non c'è fatto di parole di cui nessuno capisce più il senso ma che bisogna dire per forza, altrimenti la tua immagine di Facitore Di Cultura rischia di liquefarsi davanti allo specchio.

Sogno.
Sogno un risveglio intellettuale da parte di una categoria che vive nella convinzione d'essere necessaria al mondo ma refrattaria a mettersi in discussione, incredibilmente ignorante nei confronti dell'era in cui vive, che non conosce la storia recente, incapace di riflettere sul proprio linguaggio in maniera compatta.

Sogno la ri-nascita di una, dieci cento correnti.
Sogno litigate sul senso di un gesto.
Sogno pianti per un emissione vocale.
Sogno uno spettacolo che davvero faccia nascere qualche domanda.
Sogno qualsiasi cosa non sia questo osceno e muto grigiore.

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LA COLPA

(un argomento che mi ossessiona anzichenò)

La colpa... chissà di chi è la colpa di questo teatro muto e autoriferito?

Di noi "Giovani" pigri e addomesticati ed incapaci di commuoversi per un uomo che perde il posto di lavoro?
Di un sistema imbecille che ti chiede di sapere cosa sarà lo spettacolo che proverai tra tre mesi e che però continua imperterrito a parlare della Magia di Questa Arte in Continua Evoluzione?


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La colpa... ma in fondo a chi importa di chi è la colpa?

Non è morto nessuno, non c'è bisogno di giustizia.

C'è solo bisogno di risolvere un problema, di smuovere un blocco, di ricominciare a disegnare un futuro.

Io mi sono rotto le palle di restare immobile ma mi sto sfondando il cervello per cercare di capire come, quale strada è quella giusta rispetto a ciò che è necessario per la collettività, ciò che è in linea con la mia etica e ciò che la realtà mi permette di fare.

Per ora ho capito che un'unica strada non è abbastanza. Due, massimo tre piccole cose.

E tanta, tanta resistenza a ciò che considero dannoso e/o malevolo.

C'è tanto bisogno di resistenza. E per resistere bisogna irrobustire i muscoli del coraggio e della coerenza.








La Furia Effe