martedì 12 aprile 2011

Sondaggi d'opinione.

Stasera mi hanno chiamato per un sondaggio elettorale.
L'operatrice del Call Center, una ragazza probabilmente giovanissima, dall'accento ispanico, presumibilmente sudamericana mi chiede per quale partito ho intenzione di votare.
Le dico che non voterò un partito, voterò un candidato.
Mi chiede per quale partito ho votato le ultime elezioni. Le spiego che anche li non ho votato un partito ma un candidato (sciagura a me per questa ma è un'altra storia). Lei è incredula. Le spiego che il candidato in questione era appoggiato da una coalizione, che non ho votato un partito in particolare.
La ragazza non sembra convinta.
Le chiedo chi è che ha ordinato il sondaggio.
Mi risponde che non lo sa. Che lei è una dipendente del call center. Mi chiede quale partito voterò.
Le dico che voterò Pisapia.
Dopodichè mi chiede se conosco Pisapia.
Le rispondo di sì.
Mi chiede se ho intenzione di votare Pisapia anche se si andrà al ballottaggio.
Rispondo di sì. Vorrei aggiungere che votandolo al primo turno mi... ma non ne ho il tempo.
La chica mi chiede se conosco Letizia Moratti.
Rispondo di sì.
E le da fiducia?
Per niente.
Inizia l'elenco, sterminato, dei candidati sindaco al comune di Milano. Qualcuno lo conosco e no, non mi da fiducia. Qualcuno non so chi sia.
Poi arriva la domanda.
Così. Con leggerezza: "Silvio Berlusconi è candidato capolista al Comune di Milano. Ha intenzione di esprimere la preferenza scrivendo BERLUSCONI?"
Sto zitto un attimo. Poi chiedo: "Mi scusi ma le fa questa domanda in questo modo a tutti quelli che chiama?". "Sì. È la domanda che devo fare."
"Me la può ripetere?"
Me la ripete. Così riesco a memorizzarla.
Rispondo che no. Non scriverò Berlusconi. Ci salutiamo e metto giu il telefono.
Iniziano a formarsi delle domande nella mia testa.
Ma nessuna riesce a prendere una forma concreta.
Ultimamente mi sento spesso così.
Sempre più spesso.




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