lunedì 12 maggio 2008

L'inconsistente immensità dell'etere (ovvero Uno nessuno centomila)

Leggo con un un po' di tristezza e di orgoglio quelle che qualcuno chiama "le prime recensioni" sul nostro lavoro. L'orgoglio, che è poca cosa, è dovuto al fatto che queste recensioni arrivano addirittura a motori ancora spenti, quando la nostra macchina non si è ancora messa davvero in moto. Quando non abbiamo ancora fatto teatro. Ed è un'attenzione che si riserva a pochi.
La tristezza la devo invece al mio animo sensibile, fiero e geloso del proprio lavoro, e che tende ancora a dare un valore alle parole.
Noto che i luoghi di internet, vasti e inesistenti, invitano alla mancata assunzione delle proprie responsabilità. Mi spiego meglio: basta nascondersi dietro a un qualsiasi nome di battaglia, basta creare una identità fasulla che parli per noi, e poi dire quello che ci passa per la testa. Senza doversi preoccupare di motivare le proprie opinioni. Senza doversene assumere la responsabilità.
Possiamo mandare a cagare chiunque con una facilità davvero invidiabile, e senza nessuna conseguenza.
Possiamo perfino credere di avere ragione, e continuare a ripeterlo all'infinito, perchè nessuno potrà mai dimostrare che abbiamo torto.
Così, tanto per non dimenticarmelo, noto anche che quello che diciamo di voler fare (il teatro), è, di essenza, esattamente l'opposto. Si fa in luoghi molto meno vasti, decisamente concreti, mettendoci la faccia. Si fa nel qui e ora. Insomma, il teatro è un atto di responsabilità senza sconti.
Noi, che in scena ci mettiamo maschere per non nasconderci, non dimentichiamocelo mai. Esigiamo di avere sempre a che fare con persone col volto scoperto, e non perdiamo tempo con chi non ha il coraggio di affiancare alle sue parole il proprio nome. Il teatro non lancia solo il sasso, ma fa vedere la mano.

Pietro Traldi

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