William Burroughs è stato il primo scrittore che abbia idolatrato.
A 17 anni ho letto il Pasto Nudo per la prima volta.
Non ci ho capito una minchia, credo di non averlo nemmeno finito tutto.
Poi ho letto altre cose.
Articoli, saggi, Il Biglietto Che è Esploso.
Credo di non averci capito una minchia nemmeno in questi.
Eppure sentivo che William Burroughs era il mio scrittore preferito, uno dei miei miti, uno spirito guida.
Poi nel 1997 Burroughs muore.
Scopro la cosa tornando da Parigi, il mio primo viaggio in aereo da solo.
C'è qualcosa di significativo nello scoprire della morte di un tuo eroe mentre torni, solo, da Parigi.
Poi passa il tempo, inizio a stringere uno stretto rapporto con il teatro, cresco, maturo, e la presenza di Zio Bill inizia a sfumare finendo nel baule dei ricordi piacevoli.
Poi, nel mezzo del cammin su Caligari, Elena Accenti, navigando nel mare di riferimenti che le ho mollato come una patata bollente, tira fuori in una conversazione William Burroughs.
Così.
Con facilità assurda.
Come farebbe un mago con un coniglio bianco da un cappello.
Eppure Burroughs non c'era in quella lunga lista di libri, film e personaggi che era la mappa geografica di Caligari.
Eppure è saltato fuori.
Allora ho capito.
Forse a 18 anni non avevo capito ma avevo appreso. Appreso nella pelle, nella carne, in una zona fisica non contaminata dalla logica.
E tutto ciò che ho scelto di vedere, leggere e sentire è stato in qualche modo condizionato da quell'esperienza.
Scatta una molla. Tornare a Burroughs.
Caligari veiene da li.
La mia ossessione per il controllo, per la schiavitù mentale arriva dalle pagine dell'uomo vestito di gessato.
Rileggo. Con gli occhi di un adulto.
Arrivo a Le Città Della Notte Rossa.
Sbem.
Sono arrivato.
Bellissimo.
Totale.
Burroughs con una trama.
Capisco cosa vuol dire Parola che diventa Carne.
Ma non lo capisco da subito.
C'è un passaggio intermedio tra l'inizio della lettura de Le Città e quest'illuminazione.
Un passaggio che segna un piccolo punto di svolta, una segno di ordine nel caos, un momento dove gli dei dell'arte mi sorridono e mi fanno sentire onorato di una carezza.
Ora ci arrivo.
Per Dr. Caligari sto raccogliendo una serie di registrazioni, un bagaglio di voci da inserire nello spettacolo.
saranno la rappresentazione del mondo al di fuori dei 5 personaggi protagonisti.
Speaker radiofonici, grida di piazza, sit-com televisive ed altro.
Per queste registrazioni sto chiedendo aiuto ad una serie di attori che stimo e amo.
Il caso ha voluto che Lino fosse il primo a prestarsi alla cosa.
Abbiamo organizzato la cosa di corsa, per cui non ho avuto molto tempo per selezionare il materiale o scrivere qualcosa ad hoc per cui ho optato per un paio di brani de Le Città Della Notte Rossa.
Lino è venuto da me, c abbiamo letto insieme i due pezzi, fatto qualche taglio ed abbiamo cominciato a registrare.
E la mia incapacità di dare indicazioni sul testo mi è esplosa in faccia in tutta la sua imbarazzante prepotenza.
Non riesco a spiegare a Lino come intepretare i brani perché, appunto, la comprensione di ciò che significano passa direttamente nel sistema nervoso ma la sua voce le rende tridimensionali, vibranti.
Lino mi fa capire come quelle parole siano scritte per diventare materia.
Si può solo suggerire il colore, la situazione in cui sono calati, ma non può esserci controllo.
Non quel patetico controllo che molti registi da due soldi identificano con il potere.
Si può suggerire, si può accompagnare, ma la vibrazione di significato è qualcosa che trascende la volontà del singolo.
Il regista deve avere il ruolo di capitano di una nave che viaggia in mari sconosciuti.
Deve preparare le attrezzature necessarie ad affrontare il viaggio ma non può disegnare mappe di luoghi che non ha mai visto.
Allora capisco delle cose in più.
Capisco sempre più quale dovrà essere il mio ruolo nella direzione di questo spettacolo e capisco come dovrà parlare al pubblico.
E quest'ultima è una cosa che non dico, perché spiegando ucciderei l'idea.
Dovrà essere materia, non teoria.
Conclusione:
Questo lavoro mi piace sempre più. Mi sta mettendo alla prova, mi sta regalando opportunità, e pieno di cose belle, come un pomeriggio passato insieme ad un artista che ammiro, a leggere brani di uno scrittore che mi ha cambiato la vita, e che all'imbrunire mi regala una irripetibile lezione sul teatro.